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La mia rubrica personale

L'USO DELL'ALOE NEI MILLENNI

QUELLO CHE DOVRESTI SAPERE

L'aloe non è una moda:  i suoi effetti benefici sopravvivono da  6000 anni,  e, nonostante sia stata accantonata dall’avvento della farmacopea,  alla fine del 1800  ha risvegliato l’interesse della comunità scientifica mondiale grazie ai ricercatori inglesi Smith e Stenhaus che nel 1851 hanno identificato e titolato la prima componente conosciuta: l’aloina. L’aloe ha svolto un ruolo di primaria importanza nella farmacologia di molte antiche civiltà al punto che il suo impiego viene descritto da innumerevoli fonti antiche. La prima risale ad una tavoletta di argilla SUMERICA DEL 2100 a.C., in cui si parla delle sue “ MAGICHE VIRTÙ”, ma testimonianze delle proprietà dell’aloe sono rintracciabili  fin dal 4000 a.C., epoca in cui furono costruiti i templi dell’antico Egitto sui cui muri questa pianta si trova raffigurata. Circondata da un alone di venerazione e di mito, in alcune  culture ha acquisito una condizione quasi divina per le sue proprietà guaritrici . Dal papiro di Ebers del 1550 a.C.  risulta che GLI ANTICHI EGIZI la consideravano “PIANTA DELL’IMMORTALITÀ”, usata nei processi di imbalsamazione  dei faraoni , simbolo di rinascita vitale che veniva piantata intorno alle piramidi e lungo le vie di accesso alla Valle dei Re per accompagnare  il faraone nel suo viaggio verso l'aldilà, curandolo e nutrendolo. La fioritura simboleggiava il raggiungimento “dell’altra riva" da parte del defunto . Le regine  la utilizzavano come cosmetico per accrescere la bellezza degli occhi e  per dare luminosità alla  pelle immergendosi in bagni di latte d’asina con aggiunta di polpa di aloe. GLI EBREI appresero probabilmente durante la schiavitù in Egitto le  virtù dell’aloe, tanto che la leggenda vuole che il  famoso re d’Israele Salomone la coltivasse per le sue proprietà terapeutiche ed aromatiche. Si afferma che uno dei segreti dei Templari fosse il famoso "ELISIR DI GERUSALEMME”, una miscela di vino di palma, polpa di aloe e canapa, che credevano portasse loro salute e longevità .  Le tribù beduine ed i guerrieri tuareg del Sahara conoscono bene le sue virtù guaritrici di questa pianta, che essi chiamano "GIGLIO DEL DESERTO". Gli antichi popoli della Mesopotamia per proteggere le proprie abitazioni dagli spiriti maligni ornavano le porte con le sue foglie.  Intorno al 600 a.C. l’aloe raggiunse la Persia e l’India, introdotta probabilmente dai mercanti arabi; questi ultimi, infatti, la usavano sia per uso esterno che interno, in quanto, usando i piedi nudi, erano riusciti a separare il gel e la linfa dalla scorza. La polpa, in seguito, veniva messa ad essiccare in sacche di pelle di capra e, una volta completamente privata dell’acqua, ridotta in polvere. L’isola di Socotra  era rinomata già dal V secolo a.C. per le sue coltivazioni di aloe. Una leggenda narra che Alessandro Magno, verso il 330 a.C., ferito durante l'assedio di Gaza (Palestina) da una freccia nemica, riportò un'infezione. Curato con l’aloe proveniente proprio da Socotra, Alessandro intraprese una spedizione navale per conquistare tale isola e per assicurarsi una continua fornitura di questa pianta per curare le ferite dei suoi soldati. Gli abitanti di Socotra esportavano gli estratti di questa pianta fino in Cina, passando per l'India, la Malesia, il Tibet. Gli Indù  credevano che crescesse nel giardino dell’Eden e la chiamavano  “GUARITRICE SILENZIOSA”. Nell’antica Cina la consideravano la pianta con  le più efficaci proprietà terapeutiche e la chiamavano il  “RIMEDIO ARMONIOSO”:  infatti la ritengono un rimedio specifico per scottature e problemi della pelle in  generale. In Giappone gli antichi  samurai si cospargevano il corpo prima d'ogni battaglia con la sua polpa, in quanto ritenevano che scacciasse i demoni e li rendesse invincibili.                                                   I romani scoprirono le sue virtù terapeutiche durante le guerre Puniche dai prigionieri Cartaginesi, che la utilizzavano per curarsi le ferite. ll primo reale riferimento all’Aloe come la conosciamo oggi fu fatto da Dioscoride (41-68 d.C.), medico greco che per lungo tempo prestò servizio presso le armate romane, che fece nel famoso Erbario Greco la prima descrizione dettagliata delle proprietà dell'Aloe, sostenendo “che il contenuto delle foglie poteva essere impiegato per la cura dei foruncoli e delle emorroidi, per irritazioni al prepuzio, per ammorbidire la pelle secca, per alleviare il prurito, per genitali ulcerati, per irritazioni alle tonsille, alle gengive ed alla gola, per le contusioni e per fermare le emorragie delle ferite”; sarebbe un ottimo coadiuvante, inoltre, per la ricrescita dei capelli e la guarigione delle oftalmie.                                                                                             Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), un altro famoso medico dell’epoca, nella sua opera "Storia Naturale", oltre a confermare le scoperte di Dioscoride, descrisse come guarire la dissenteria ed affermò che l’aloe serviva a ridurre la traspirazione. Il famoso medico Ippocrate ne descrisse alcune proprietà curative: “ricrescita dei capelli, guarigione dei tumori, cura della dissenteria e dei disturbi dello stomaco” .  Nel Medioevo e nel Rinascimento l’uso dell’aloe come rimedio curativo si diffuse anche nelle regioni settentrionali d’Europa; ma, dal momento che essa necessitava di climi molto caldi, queste popolazioni non furono in grado di apprezzane le proprietà. Continuò ad essere tenuta in grande considerazione, invece, nelle regioni calde del pianeta, dove cresceva spontaneamente. Nel celebre trattato di medicina della scuola di Salerno, Costantino l'Africano e i suoi discepoli riservarono un posto preminente all'Aloe.    Gli Arabi la esportarono in Andalusia durante l’epoca delle conquisteLa sua polpa venne utilizzata da Cristoforo Colombo per guarire dalle malattie e dalla malnutrizione i marinai della Santa Maria. Egli, inoltre, annotò nei suoi quaderni di viaggio l’uso dell’aloe per guarire da vesciche e punture d’insetto nelle isole caraibiche.  Paracelso, famoso medico del Rinascimento, ne riconobbe i meriti e ne menzionò alcune delle più importanti proprietà curative in una sua lettera.                                                              Nel XV secolo furono soprattutto i gesuiti portoghesi e spagnoli a riscoprire l’aloe. Appartenenti ad un ordine religioso tradizionalmente colto ed istruito ne avevano letto i pregi nei testi greci e latini ed, accompagnando i primi esploratori alla scoperta del nuovo mondo, ebbero cura che non mancasse mai, utilizzando quella presente sul luogo o, addirittura, coltivandola.  La portarono in tutte le colonie d'America, d'Africa e dell'Estremo Oriente e si dice che raggiunsero anche il Messico ed il Texas, dove arrivarono le loro missioni.  L'aloe venne usata per secoli prima della venuta dei Gesuiti dalle popolazioni Maya dello Iucatan. Era il cosmetico Maya per eccellenza delle ragazze, che ne utilizzavano il succo sul viso per idratare la pelle ed anche i guerrieri si cospargevano il corpo con il succo prima di andare a caccia o di affrontare una battaglia. Serviva, inoltre, alle donne in virtù del suo sapore amaro, per accelerare il processo di svezzamento ed allontanare i figli dal seno.                                                                                                        Con la Compagnia delle Indie nel XVII secolo  l’aloe si diffuse anche in  zone  più temperate come il Nord Europa  e Nord America ma  le sue proprietà terapeutiche  si diffusero senza che venisse contemporaneamente compresa l’assoluta necessità di usare foglie fresche per balsami o altri tipi di farmaci perché il prodotto fosse efficace. Pertanto anche se ingiustamente, l’aloe perse credibilità ed in Nord Europa ed in Nord America furono sempre più utilizzate le medicine moderne ed i farmaci sintetici

Negli anni '30 venne scoperta l’efficacia dell'Aloe Vera (o Barbadensis) di curare le scottature provocate delle radiazioni, scatenando l’interesse dell’intera comunità scientifica. Moltissimi furono i ricercatori che si dedicarono allo studio della composizione chimica della pianta.  Le prime vere analisi sul suo contenuto fitochimico vanno comunque attribuite al professor Tom Rowe dell’Università della Virginia che ha condotto numerosi studi sui topi sottoponendoli prima alle radiazioni e trattando successivamente le bruciature con il gel della pianta.  Nel 1959 il Ministero della Sanità Americano ha documentato ed attestato autorevolmente le proprietà rigenerative dei tessuti cutanei dando così all’aloe vera il riconoscimento dell’intera comunità medico scientifica internazionale.                                                    Intorno alla metà del 1900 gli scienziati iniziarono a “rendersi conto dell’effetto deleterio dell’ossidazione sulla qualità e l’efficacia del gel estratto dalla foglia e, quindi, della riduzione delle sue proprietà mediche e terapeutiche”. La possibilità di rendere disponibile a tutti l’aloe era legata alla capacità di scoprire una tecnica in grado di stabilizzare il suo gel.                   Ci riuscì  alla fine degli anni '50, Bill Coats, un farmacista texano (autore di The Silent Healer -la guaritrice silenziosa)  con un processo del tutto naturale che  fece brevettare. Tale brevetto fu acquistato dall’imprenditore americano Rex Maughan, che, conoscendo in prima persona le proprietà dell’aloe  e realizzando l’importanza della scoperta, decise di rendere fruibile   in tutto il mondo un prodotto  fresco e integro in tutti i suoi principi attivi commercializzandolo   tramite gli stessi consumatori, unico veicolo pubblicitario, dando vita nel 1979 a  Forever Living.

L’uso dell’aloe è oggi sostenuto con fervore dalla letteratura scientifica, dalle numerosi sperimentazioni farmacologiche e dalle prove cliniche condotte in questi ultimi anni da parte di Università e Centri di Ricerca sparsi in tutto il mondo, che ne confermano le salutari proprietà tramandate nei secoli fino ai giorni nostri. E la ricerca continua perché c’è ancora molto da scoprire sul campo di applicazione

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